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Un editoriale di Marco Travaglio

Nonostante io non legga più Il Fatto Quotidiano (per i motivi spiegati qui, che restano tuttora validi), continuo a imbattermi negli editoriali di Marco Travaglio, che spesso apprezzo. Oggi invece mi sono imbattuto nell'introduzione del suo nuovo libro “Scemi di guerra”, e ve ne riporto un estratto che ho trovato particolarmente incisivo.


Abbiamo abolito la storia. È vietato raccontare ciò che è accaduto in Ucraina prima del 24 febbraio 2022: gli otto anni di guerra civile in Donbass dopo il golpe bianco (anzi, nero) di Euromaidan nel 2014 e le migliaia di morti e feriti causati dai continui attacchi delle truppe di Kiev e delle milizie filo-naziste al seguito contro le popolazioni russofone e russofile che, col sostegno di Mosca, chiedevano l’indipendenza o almeno l’autonomia. Il tutto in barba ai due accordi di Minsk. La versione ufficiale, l’unica autorizzata, è che prima del 2022 non è successo niente: una mattina Putin s’è svegliato più pazzo del solito e ha invaso l’Ucraina. Se la gente scoprisse la verità, capirebbe che il mantra atlantista “Putin aggressore e Zelensky aggredito” vale solo dal 2022: prima, per otto anni, gli aggressori erano i governi di Kiev (l’ultimo, quello di Zelensky) e gli aggrediti i popoli del Donbass. Fra le vittime, c’è il giornalista italiano Andrea Rocchelli, ucciso dall’esercito ucraino… Abbiamo abolito la geografia. Proibito mostrare la cartina dell’allargamento della Nato a Est negli ultimi 25 anni (da 16 a 30 membri)… Eppure, che la Nato si sia allargata a Est, accerchiando e assediando la Russia, minacciandone la sicurezza con installazioni di missili nucleari sempre più vicine al confine, in barba alle promesse fatte a Gorbaciov nel 1990, fino all’ultima provocazione di annunciare l’imminente ingresso nell’Alleanza dei vicini di casa della Russia – Georgia e Ucraina – è un fatto storico indiscutibile…

L’altra cartina proibita è quella dei Paesi che non condannano o non sanzionano la Russia, o se ne restano neutrali: quasi tutta l’Asia, l’Africa e l’America Latina, cioè l’87% della popolazione mondiale. Ma al nostro piccolo mondo antico occidentale piace far credere che Putin è isolato e noi lo stiamo circondando. Sul fatto che Cina, India, Brasile e altri paesucoli stiano con lui o non stiano con noi, meglio sorvolare: altrimenti lo capiscono tutti che le sanzioni non funzionano… Solo abolendo la storia si può credere al presidente Sergio Mattarella quando ripete che “l’Ucraina è la prima guerra nel cuore dell’Europa nel dopoguerra”. E Belgrado bombardata anche dall’Italia nel 1999 dov’è, in Oceania? E chi era il vicepremier del governo D’Alema che bombardava Belgrado? Un certo Mattarella… Abbiamo abolito il rispetto per le altre culture. In una folle ondata di russofobia, abbiamo visto ostracizzare direttori d’orchestra, cantanti liriche, pianiste di fama mondiale, fotografi, atleti (anche paraolimpici), persino gatti e querce, soltanto perché russi. E poi censurare corsi su Dostoevskij, cancellare dai teatri i balletti di Cajkovskij, addirittura estromettere la delegazione russa dalle celebrazioni per la liberazione di Auschwitz. Come se il lager l’avessero liberato gli americani o gli ucraini e non l’Armata Rossa… i trombettieri della Nato propagandano la bufala dell’“euroatlantismo” e gli scemi di guerra se la bevono, senz’accorgersi che mai come oggi gli interessi dell’Europa sono opposti a quelli dell’America.

Un piano di pace per l'Ucraina

Tra i piani di pace proposti da vari politici europei e statunitensi, sarò sincero, non ne ho letto nemmeno uno che mi paresse anche lontanamente credibile. La mia impressione è che siano stati stesi più per raggirare i propri elettori e presentarsi ai loro occhi come operatori di pace (mentre coi fatti si supportano l'invio di armi e l'inasprimento delle sanzioni) che per un genuino impegno, giacché ogni politico che abbia speso anche pochi minuti per informarsi sulla situazione in Ucraina sa benissimo che questi piani di pace sono non solo inaccettabili per la Russia, ma proprio impresentabili.

Un piano di pace credibile deve prima di tutto tener conto dei motivi che hanno spinto la Russia ad invadere l'Ucraina e, soprattutto, che spingono il popolo russo a supportare la guerra. È certamente legittimo, e forse anche ragionevole, non credere ai motivi dichiarati ufficialmente: è molto probabile, anzi, che i motivi che spingono la Russia a continuare questa “operazione speciale” siano, almeno in parte, altri, di natura economica a vantaggio di poche persone particolarmente potenti (costruttori di armi in primis). E possiamo metterci il cuore in pace, e rassegnarci al fatto che questi motivi non li conosceremo mai; non è nemmeno importante conoscerli, in fondo.

Quello che dobbiamo conoscere è l'umore del popolo russo, e in particolare i motivi per cui la popolarità del presidente Putin ha ripreso a risalire dopo l'invasione dell'Ucraina. L'informazione che si dà in occidente certamente non aiuta in questo, perché è dal 2014 che omette di riportare fatti importanti sulla guerra in Donbass. Ebbene, al popolo russo vengono quotidianamente mostrate in televisione e sui giornali le immagini dei civili che perdono la vita a Donetsk e nelle altre città del Donbass, proprio nelle zone centrali delle città dove non sono presenti obiettivi militari. Possiamo considerarla propaganda, certo, ma i fatti esistono e sono solo un'intensificazione di quello che è avvenuto negli 8 anni precedenti, ben documentato dai rapporti della missione dell'OSCE e dall'alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite1.

Oltre a questo, l'invio massiccio di armi e gli episodi di discriminazione contro artisti russi, atleti, personaggi della cultura e dello spettacolo, talora verso la stessa lingua russa, vengono ampiamente pubblicizzati dai mezzi locali e convincono i Russi del fatto che il loro paese stia combattendo una guerra esistenziale contro un'orda di fascisti e, militarmente, contro la NATO intera.

Se davvero ci fosse la volontà, da parte dell'Occidente, di raggiungere la pace, si dovrebbe lavorare per distruggere questa immagine e disarmare la propaganda russa togliendole i fatti su cui si basa. In particolare, sono persuaso che molti dei punti seguenti sarebbero ben visti dalla popolazione occidentale e demotiverebbero la popolazione russa (inclusi molti soldati richiamati al fronte) a voler combattere questa guerra fratricida:

  1. Rimozione di ogni discriminazione nei confronti della cultura russa e dei suoi esponenti.
  2. Promessa che l'Ucraina non entrerà nella NATO o in alleanze militari che vadano oltre il reciproco impegno alla difesa (ovvero, no ad esercitazioni militari congiunte o basi straniere nel territorio dell'Ucraina, sì ad una promessa di intervento militare in caso di attacco).
  3. Sospensione all'invio di armi finché l'Ucraina non abbia rimosso il titolo di eroe nazionale a Stepan Bandera e ad altri membri dell'organizzazione nazista UPA.
  4. Sospensione all'invio di armi finché l'Ucraina continuerà a bombardare i centri abitati privi di installazioni militari.

Si noti che nessuno di questi punti richiede la collaborazione o un previo accordo con altri paesi (anche l'ingresso nella NATO è possibile solo col voto unanime di tutti i membri esistenti, come ben ci ricorda la Turchia), e tutti potrebbero essere immediatamente implementati. Quanto più crescerà il numero di paesi occidentali che porteranno avanti queste politiche, tanto più crescerà l'incertezza tra la popolazione russa, e col tempo anche l'incomprensione e il discontento, visto che verrebbero a mancare i motivi ideologici che sostengono il conflitto da parte russa.

Se poi vogliamo parlare di un piano di pace, concordato tra NATO, Ucraina e Russia, questo potrebbe essere svolto lungo queste linee:

  1. L'Ucraina condanna l'ideologia nazista (quindi Bandera e amici), accetta di aprire una commissione internazionale (includente anche la Russia) di inchiesta sulle stragi del Maidan e di Odessa.
  2. L'Ucraina assegna al russo lo stato di seconda lingua ufficiale, similmente allo stato della lingua svedese in Finlandia2.
  3. L'Ucraina promulga una serie di leggi per garantire una limitata autonomia alle 5 regioni attualmente sotto il controllo russo (inclusa la Crimea) e l'amnistia per tutti i ribelli che non si siano macchiati di crimini di guerra (quindi una sorta di accordi di Minsk estesi a tutte le regioni occupate).
  4. L'Ucraina promette di non ospitare forze e apparecchiature militari di paesi terzi nel proprio territorio, né di partecipare ed esercitazioni militari congiunte, senza il consenso della Federazione Russa. Può tuttavia entrare in alleanze militari a scopo difensivo.
  5. L'Ucraina promette di non mettere mai in atto sanzioni contro la Russia, né di richiedere visti ai cittadini russi per l'attraversamento della frontiera.
  6. L'esercito russo si ritira, e viene temporaneamente sostituito dalle forze armate di un paese terzo, non membro NATO, scelto dall'Ucraina.
  7. Nuovi referendum, sotto il controllo di osservatori internazionali (incluso ucraini e russi) nelle 5 regioni contese. I tempi saranno decisi dall'Ucraina. Russia e Ucraina si impegnano a riconoscerne e ad implementarne gli esiti.
  8. Le missione di pace introdotta al punto 6 viene dissolta.

È fondamentale comprendere che le questioni territoriali sono di secondaria importanza, e quello che più preme alla popolazione russa è l'avere buoni rapporti coi paesi confinanti e non doversi preoccupare di colpi di stato, rivoluzioni colorate fomentate dall'Occidente o di altri tentativi di mettere il popolo ucraino contro quello russo. Se, per esempio, vi fosse una regione russa che desiderasse separarsi dalla Federazione e venire annessa alla Bielorussia, sono convinto che questo potrebbe avvenire in maniera pacifica senza serie ripercussioni, in quanto i rapporti tra i due paesi sono buoni e la Bielorussia non viene percepita come una minaccia. Questa era anche la situazione con l'Ucraina prima del 20143, ed è la situazione a cui si dovrebbe cercare di ritornare.


  1. Si veda per esempio il rapporto del periodo Maggio-Agosto 2018, a pagina 5, punto 22. Altri rapporti sono visibili in questa lista

  2. Si osservi che in Finlandia lo svedese è la lingua madre del 5% della popolazione soltanto, mentre in Ucraina il russo è la lingua madre di circa il 30% della popolazione. 

  3. Non esattamente, visto che vi erano già stati tentativi di rivoluzioni colorate e di instaurazione di governi anti-russi. Spero mi sia concessa questa semplificazione.